Il 7 novembre potrebbe essere ricordata come una data importante nella storia politica in Sardegna. Il successo o meno della prima assemblea della Consulta Rivoluzionaria, prevista per domani sotto il palazzo del Consiglio regionale, darà, infatti, la misura di quanto conti anche nell’Isola l’area che non si riconosce più negli attuali partiti e che viene un po’ semplicisticamente definita “antipolitica”.
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«L’obiettivo. I promotori dell’iniziativa – tra cui figurano molte sigle che hanno caratterizzato le proteste più forti degli ultimi anni – come la Confederazione sindacale sarda, il Movimento Pastori sardi, il Movimento commercianti e artigiani liberi (più noto alle cronache come No Equitalia o anche movimento delle partite Iva, denominazione non gradite dai diretti interessati perché “limitative”) e il Presidio di piazzale Trento, hanno l’obiettivo di unire sotto una stessa sigla le diverse rivendicazioni e insieme presentare una nuova piattaforma programmatica, che ha nel concetto di sovranità il punto cardine. Energetica, alimentare, fiscale, una sovranità che renda la Sardegna protagonista del proprio destino. Non più a Roma o a Bruxelles: i destini della Sardegna devono essere decisi nell’isola».